Sarà la parola “libertà” il leitmotiv che attraverso un immaginario filo conduttore legherà gli spettacoli di questa XXIII edizione del Festival dei Tacchi organizzato dal Cada Die Teatro, con la direzione artistica di Giancarlo Biffi e che si terrà tra i comuni di Jerzu e di Ulassai dal 4 al 9 agosto. Sei giornate, 16 spettacoli, 7 palcoscenici, 2 laboratori teatrali e presentazioni letterarie.
Saranno libertà violate quelle raccontate da Pierpaolo Piludu in “Pesticidio” (4 agosto), lo spettacolo prodotto dai padroni di casa che aprirà la prima delle sei serate in programma. Il protagonista, Bachisio, un uomo semplice e mite, fortemente legato alla natura e alla sua esistenza di contadino sarà costretto alla lotta per far valere i propri diritti e difendere il valore della madre terra contro l'avidità dell'uomo e il potere del dio denaro. Durante la serata sarà proiettato un estratto del documentario “Dagli scarti nascon tesori” di Alessandro Mascia e Pierpaolo Piludu.
Di libertà ridotte e di scelte obbligate racconterà anche il premio Oscar Giuseppe Cederna (5 agosto) in “La cortesia dei non vedenti”. Partendo dall'esperienza della poetessa polacca e premio Nobel Wislawa Szymborska, l'artista romano parlerà di Mediterraneo, di isole e di migranti che vi approdano. Un viaggio intorno alle questioni del mondo e alle ingiustizie della vita che mettono a dura prova l'esercizio delle libertà.
Ascanio Celestini (6 agosto) torna al Festival per celebrare uno tra gli uomini più liberi del nostro Novecento, Pier Paolo Pasolini con il suo “Museo Pasolini”. A cento anni dalla sua nascita, Celestini interpreta la guida di un ipotetico Museo dedicato alla figura dell'intellettuale scomparso nel 1975 che cercherà di offrire risposte sulla sua vita attraverso le testimonianze di chi l'ha conosciuto, ma anche semplicemente amato, odiato o anche solo immaginato.
Valerio Aprea (7 agosto) sarà il protagonista di “Gola e altri pezzi brevi”, viaggio nel ricordo dello sceneggiatore prematuramente scomparso Mattia Torre che di libertà se ne prendeva tante quando scriveva del Belpaese, mettendo alla berlina molti vizi e qualche virtù di un popolo spesso votato alla menzogna di convenienza, all'inganno, al raggiro, al disperato inseguimento di miti fragili ed effimeri come il lusso sfrenato e delirante.
Scelte obbligate e libertà messe costantemente in discussione sono alla base anche dello spettacolo di Paolo Rossi (8 agosto) “Pane o libertà”, dove il comico milanese si trova di fronte a un bivio: “scegliere tra mangiare, vivere o avere la libertà”. Per rispondere dialogherà sul palco con alcuni amici che non ci sono più, gli “allegri morti”, che dell'inseguimento della libertà hanno fatto la propria ragione di vita: De Andrè, Jannacci, Fo, Gaber e persino il fantasma di Maria Callas.
L'ultimo spettacolo serale delle sei giornate del Festival (9 agosto) è dedicato all'astrofisica Margherita Hack, una donna straordinariamente libera da convenzioni e schemi predefiniti, una tra le massime esponenti mondiali della ricerca scientifica a cui il nostro Paese deve un enorme debito di riconoscenza. Ginevra Di Marco con Francesco Magnelli e le musiche dal vivo di Andrea Gozzi, mettono in scena “L'anima della Terra vista dalle stelle” (9 agosto) un racconto in musica a cento anni dalla nascita della scienziata fiorentina, che ne racconta la vita, personale e professionale, i pensieri, il lavoro e l'irrefrenabile voglia di raccontare la verità ad ogni costo, di schierarsi e lottare. Nella stessa giornata la giornalista Paola Pilia intervisterà Roberta Balestrucci Fancellu, autrice del libro “Margherita Hack, in bicicletta tra le stelle”.