È stato presentato lo scorso 4 ottobre il report "Giovani a rischio" che presenta i dati dell'analisi sulla povertà educativa e l'impatto dell'esclusione sul disagio giovanile, promosso dall’Impresa Sociale Con i Bambini e la fondazione Openpolis.
Aspirazioni e frustrazioni, aspettative e ansie, irrequietezza e delusioni sono tutti stati d’animo connaturati alle fasi dello sviluppo. E accompagnano la crescita del minore, che attraverso questi passaggi assume la consapevolezza di sé e del suo ruolo nel mondo che lo circonda. Allo stesso tempo, per una serie di ragioni diverse, questa forma naturale di disagio può sfociare in comportamenti antisociali, pericolosi per sé o per gli altri. Ne sono esempi gli atti di bullismo verso i coetanei, l’adozione di comportamenti a rischio (tra cui l’uso di sostanze), fino all’ingresso nel mondo della criminalità minorile.
La presenza di forti reti sociali e di comunità è un argine alla povertà educativa e ai rischi che attraversano i più giovani. Le cosiddette “devianze” non hanno ovviamente una sola causa. Si tratta di un fenomeno multifattoriale, che può avere molte radici. Una di queste è sicuramente un contesto di deprivazione sociale, che espone soprattutto ragazze e ragazzi che vivono in territori difficili e in famiglie segnate da forte disagio economico.
Ma non è l’unica causa: uno dei profili di “giovani a rischio” individuati dalla letteratura sul tema è infatti quello dei cosiddetti “ragazzi senza problemi”. Adolescenti provenienti da famiglie di ceto medio e medio-alto, del tutto alieni a situazioni di disagio economico. Ma allora cos’è che accomuna situazioni tanto diverse? La radice comune, come sottolineato nell’ultima relazione del garante dell’infanzia, si ritrova spesso nella fragilità dei legami sociali e familiari.
In questo senso, si capisce come il ruolo della comunità educante sul territorio costituisca un fattore cruciale nel contenere questi fenomeni. Fenomeni che si alimentano proprio nella carenza di senso di comunità, di rispetto verso sé stessi e gli altri, di modelli educativi. L’importanza e il bisogno di comunità educanti forti e radicate diventa ancora più importante in un contesto come quello che abbiamo vissuto nell’ultimo anno, segnato dall’emergenza Covid. Un’emergenza che ha tenuto i ragazzi lontani dalla scuola e dai luoghi che per molti rappresentano l’unica alternativa alla strada o a situazioni familiari difficili. Inoltre, l’incidenza della povertà assoluta tra i minori ha superato il 13% nel 2020, cioè la quota più alta dall’inizio della serie storica, nel 2005.