Si chiama “Un domani possibile” l’ottavo bando di Con i Bambini, per favorire l’inclusione e l’autonomia dei minori e dei giovani migranti arrivati soli nel nostro paese.
L’obiettivo dell’iniziativa, per la quale sono messi a disposizione complessivamente 5 milioni di euro, è di offrire opportunità educative e di inclusione alle e ai giovani migranti, di età compresa tra i 17 ed i 21 anni, che hanno fatto ingresso in Italia da minorenni e da soli, fornendo loro un percorso di inserimento lavorativo di medio-lungo periodo, soluzioni abitative adeguate e l’integrazione in reti e relazioni sociali solide.
Il bando è aperto ai paternariati composti da almeno 4 enti: un’organizzazione di Terzo settore con ruolo di soggetto responsabile; almeno un altro ente di Terzo settore con esperienza negli ambiti previsti dal bando; almeno un soggetto autorizzato allo svolgimento di attività di intermediazione al lavoro e almeno un partner pubblico il cui ruolo risulti funzionale al raggiungimento degli obiettivi previsti. Inoltre, potranno far parte del partenariato anche altre organizzazioni non profit, istituzioni, enti di formazione e della ricerca, imprese. I progetti dovranno prevedere interventi in almeno due delle tre aree geografiche previste nel Bando (Nord, Centro, Sud e Isole).
I progetti devono essere presentati esclusivamente online, tramite la piattaforma Chàiros raggiungibile dal sito conibambini.org, entro il 9 ottobre 2020.
L’iniziativa nasce per dare una risposta a una realtà che, secondo i dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, riguarda in Italia, al 31 dicembre 2019, 6.054 minori stranieri non accompagnati, ripartiti su quasi tutto il territorio italiano, ma concentrati prevalentemente in poche regioni: in particolare Sicilia (19,2%), seguita da Lombardia (13,6%), Friuli Venezia Giulia (11%) ed Emilia-Romagna (10%). Inoltre i dati relativi alla distribuzione dell’età evidenziano che il 61,5% ha 17 anni, mentre nel 2015 i diciassettenni erano il 54%. I sedicenni rappresentano oggi il 26,1%, seguiti dai quindicenni (7,2%) e da chi ha meno di 15 anni (5,2%).
Questo comporta che i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio italiano hanno un’età sempre più alta e, di conseguenza, hanno a disposizione un tempo più breve per acquisire un’autonomia di vita che consenta loro di continuare il percorso di inclusione sociale avviato da minorenni. La conseguenza è che si osserva una maggiore fragilità psicologica nei ragazzi, dovuta non solo al trauma del percorso migratorio, ma anche alla precarietà e all’incertezza rispetto al futuro. A questa condizione si aggiunge poi la necessità per restare regolarmente sul territorio nazionale, dopo il raggiungimento della maggiore età, del possesso di un passaporto ma anche l’inserimento in un’attività lavorativa e/o di studio di medio-lungo periodo, la disponibilità di una soluzione abitativa e la possibilità di contare su relazioni umane solide e affidabili. Sui complessi percorsi di inclusione incidono inoltre il livello generalmente basso di istruzione di questi giovani. La povertà educativa è quindi un fattore che influisce in maniera decisiva sulla possibilità di realizzare un percorso che permetta loro, al compimento del diciottesimo anno, di rimanere legalmente nel nostro paese.