Se si sgretola l’intreccio viene meno il ballo. Il passo incespica e ciascuno segue il suo istinto e prende piede la disarmonia. Il segreto di ogni messaggio musicale è impercettibile. Ti devi concentrare sul tutto e sul dettaglio. Devi cogliere il ticchettio dei tacchi e l’ordine del capo danza. Vedi piedi impazziti e ritmici, gonne che tremano alla stessa velocità. Perché il segreto del ballo è il tempo e l’armonia. Ma soprattutto l’anima. Se la passione non vibra e il gusto non dà colore e l’insieme non forma un solo corpo, il ballo può risultare “perfetto”. Non sarà mai, tuttavia, linguaggio della gente e dei suoi eventi. Si ridurrà a spettacolo. La vicenda umana, tragica e felice, non lo toccherà mai. Passerà sfiorandolo come uno spettatore senza incanto. Le tradizioni popolari hanno lo spessore invalicabile e sempre nuovo del tempo, dell’esperienza, delle storie di paesi e di regioni. Non si possono inventare, né barattare scambiandole con appuntamenti semplicemente stagionali. Formano una rete fittissima di connessioni chiamate tutte a funzionare nella pienezza della loro efficienza e originalità. Diversamente, puoi ostentare il più rivoluzionario dei cellulari. Se non c’è connessione tutto si inceppa. E ti smarrisci e interrompi le relazioni. Il logo del folk festa 2016 ci racconta proprio questa imprevedibile avventura. Tanti anni, tutti diversi. Mille esperienze, tutte originali. Ma ogni pensiero, ogni intuizione, ogni incontro, ogni rapporto col mondo, rigorosamente stretti dalle medesime connessioni vitali, dietro le quali non c’è un semplice infinitesimale pezzo di metallo, ma piuttosto la vita, i racconti, i cento e duecento anni, le riscoperte. Connettersi significa incontrare l’interlocutore che vive al di là e oltre, eppure è vicinissimo: ospite della stessa casa che sembra fatiscente mentre ha la freschezza assoluta del cuore di ciascuno. Gli uomini non lo capiscono. E chi ha responsabilità sembra capirlo ancora di meno. La girandola delle leggi che vanno e vengono, a seconda degli interessi di singoli, di lobby, di paesi egoistici e senza percezione del bene comune, sanno di improvvisazione. Rassomigliano ad un caos artistico che raccoglie nello stesso calderone gesti di potenza creativa e movimenti imparati con le registrazione e con i filmati. Se vuoi trovare il cuore genuino della tradizione, devi scavare nei segreti delle domande umane, perché sono le uniche che creano connessioni autentiche: Perché balli? Per far festa, insieme. Perché balli? Per piangere e far lutto, insieme. Perché balli? Per condividere i momenti della tua vita, insieme. Perché balli? Perché ce l’ho nel sangue e mi esprimo senza alfabeto, guardando le api e i calabroni, ascoltando la musica del vento, bagnandomi con le gocce della pioggia primaverile. Soltanto l’insana vicenda del mondo e dell’uomo è spesso segnata dalla volubilità inaffidabile delle scelte stagionali. Che spesso sono senza “campo” e rendono impossibile ogni “connessione”. Per i potenti, il mondo non conta. Eppure ha la sua bellezza e sintonia. Nemmeno il creato conta, eppure vive le sue leggi meravigliose che non ti stanchi mai di contemplare tanto sono iridescenti e cariche di novità perenne. L’uomo entra ed esce nella trama delle relazioni umane pensando banalmente al suo tornaconto. L’uomo, se gli conviene, fa violenza alla creazione e perdendo il ritmo e la musica si autodistrugge. L’uomo uccide, infastidito da un amore espressione di libertà e di dono. L’uomo “terrorizza” impazzito dietro i suoi fanatismi. L’arte sublime del movimento rientra nelle esperienze ancestrali di tutto il mondo e parla l’abc dei piedi, delle gambe, del busto, del viso. Nei sorrisi e negli sguardi ammiccanti e nel tintinnio dei monili. In una piazza sperduta di un paese mediterraneo o dell’Africa, trovi l’uomo vero, tormentato e felice, che si incontra per dirsi col linguaggio più essenziale e semplice del corpo, la bellezza e la gioia di vivere. Altrimenti ad ogni passo scoppia una bomba seminando strage o cade un governo perché non ha raggiunto i suoi scopi occulti. Il ballo è come una voce notturna che sibila ricordando all’uomo la sua insensatezza. Può diventare anche una luce accecante che sottolinea, mettendolo in risalto, lo stupore di una vita più condivisa e giusta, più disponibile al bene di tutti. Noi celebreremo il folk festa. Non sarà un barcone alla deriva , tomba della freschezza dell’arte. Sarà il grido di chi finalmente intravvede “terra” e lo dice a squarciagola, perché vuole annunciare, nel suo piccolo e con un linguaggio universale, la salvezza dell’uomo.