Festival Marina Cafè Noir

Festival  Marina Cafè Noir

Nel 2003, quando abbiamo iniziato, Cagliari era una città diversa. Non c’erano Festival letterari, i quartieri storici non erano propulsori di movida né pullulavano di attività culturali, il millennio si apriva con spettri diversi rispetto a quelli che un po’ tutti vediamo ora aleggiare intorno. Quindici anni sono un’era geologica, nel senso delle trasformazioni anche minime, anche solo legate a una comunità (o a una miscela di comunità, come è Cagliari e come sono tutte le città) come quelle che ci è capitato di vivere. È per questo soprattutto che, archiviato un primo importante pezzo di vita, il Chourmo e il Marina Cafè Noir provano a capire quale possa essere il loro ruolo oggi nella città e nell’isola che da sempre li ospita. Senza voler abusare di metafore un po’ logore, non c’è dubbio che per un gruppo di uomini e donne del Mediterraneo quale siamo l’idea di “andare a Sud” sia connaturata al rientrare a casa, ricercare le proprie origini, pensare e ripensare il senso del viaggio, ovvero del proprio operare. Il Sud a cui sentiamo di appartenere, oltre che geografico, è metaforico, in senso sociale e politico, ed è il posto dove ci sembra sia ancora possibile immaginare e realizzare convivenze, in un tempo che nega questa possibilità ai più. Per paradosso, sembra annichilita anche la possibilità del Nord, in un mondo dove i confini si scontornano, le distinzioni si fanno sottili e impalpabili, la direzione certa sempre più insicura. Così, siamo a Sud di nessun Nord. Certo, A Sud di nessun Nord è una citazione, dal titolo di una raccolta di racconti di Bukowski, ma più che come omaggio al grande americano, la frase va intesa come la possibilità (o l’impossibilità) geografica, sociale, esistenziale che ci sembra caratterizzi il nostro tempo, in positivo e in negativo. Sì, perché essere a Sud, essere del Sud può significare tutto e niente; è un temperamento, è un modo di vita, è un luogo del mondo spesso inteso come “serie B”, ed è anche sinonimo di povertà e arretratezza (in Italia in special modo). Eppure, siamo parte fortunata, di questo Sud, ne siamo consapevoli, ed è di questa fortuna che vorremmo quante più persone possibile potessero beneficiare. Anche per questo l’edizione di quest’anno proverà a muoversi su territori nuovi, aprendo collaborazioni nuove, a iniziare da quella con gli amici di Iperborea e del Festival “I Boreali”, nuove reti e nuovi ponti. Ripensando anche il periodo storico del Festival, e spostandolo di nuovo, come alcune delle prime pionieristiche edizioni, a giugno. Guardando a Sud, sempre; e anche a Nord, visto che, l’avrete capito, la bussola che ci guida segna direzioni etiche, più che posizioni geografiche. Vi aspettiamo.

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