“Librarsi”, Sandro Veronesi presenta “XY”
21 dicembre 2020
Dall’infanzia milanese negli anni settanta alla nascita del figlio Primo a New York nel 2007, questa favola narrata in prima persona ripercorre l’apprendistato sentimentale e artistico di Paolo Ventura. L’occasione si presenta quasi per caso. Una chiacchierata al tavolino di un bar che diventa presto appuntamento fisso: un flusso narrativo durato tre anni che Laura Leonelli ha sapientemente trasformato in viaggio della memoria, riesumando una sarabanda di personaggi e oggetti che balzano fuori da ogni pagina.
Figlio di un celebre illustratore, geniale affabulatore oltre che mitomane impenitente e spietato carceriere, Paolo Ventura cresce all’ombra di un padre tiranno che non perde occasione per infierire e castigare. Persino nei pomeriggi di pioggia quando si gioca alla guerra, con soldatini di carta costruiti intorno a manici di scopa e bandiere fatte con gli stuzzicadenti. Persino nelle estati a Spilino, nella casa nel bosco, luogo tanto magico quanto terrificante. Le menzogne paterne permeano l’intera infanzia di Paolo e ne nutrono l’immaginazione. Un’immaginazione che diventa presto fuga, salvezza.
La domenica, attorno al tavolo da pranzo, la guerra è il tema comune della conversazione. Paolo ascolta racconti di guerra, si muove come in guerra, subisce le imboscate, gli attacchi, le punizioni, gli ordini, la reclusione. La guerra diventa il suo mondo. Un mondo che comincia a simulare e a fotografare con la complicità del fratello gemello Andrea. Capisce così che la fotografia ha il dono non solo di riportare in vita le cose già accadute, ma anche di rendere credibili quelle che non sono mai esistite, a patto di essere maniacali nella ricostruzione dei fatti. La fotografia produce un doppio storico, vero e falso insieme: il mestiere perfetto per un impostore.
Fatte di materiali di recupero, le opere di Ventura sono frutto di accurate messe in scena, piccoli set in cui l’artista diventa scenografo, costumista, regista e spesso attore protagonista. La sua poetica spiazzante, melanconica e surreale appartiene a un tempo sospeso, in bilico tra sogno e realtà: un passato indefinito che va dalla Grande Guerra alla fine del secolo scorso.
Con una scrittura sensibile ai fatti minuti, corrono sullo sfondo le vie, le piazze, scorci di città come teatri a cielo aperto. C’è la Milano dell’infanzia, una manciata di strade attorno a via Domenichino, dove era di casa anche Bruno Munari, e poi la piazza d’armi della caserma Perrucchetti, che a Natale ospitava il circo con la sua umanità precaria come sulla corda del funambolo. C’è la casa di Anghiari, luogo dell’anima, un libro di pietre e terra, mille anni di storia davanti agli occhi o a pochi centimetri sotto i piedi. E infine ci sono Parigi, la città dei servizi fotografici per le grandi testate della moda, e New York, quella della maturazione personale ed espressiva, della definitiva consacrazione artistica.
Il racconto è accompagnato da trentacinque dipinti inediti riprodotti a colori, rivisitazione degli oggetti, degli ambienti e dei volti più significativi emersi nel corso della narrazione.
21 dicembre 2020