I pomeriggi della Fondazione

Uccelli d'alto mare di Giovanni Perrotti

Questi racconti sono stati scritti nell'arco di circa dieci anni (1985-1995) quasi per assecondare un gioco proposto e lanciato da Pietro Clemente (docente di antropologia culturale all'Università di Firenze) che m’invitò a scrivere un testo che avesse come protagonista un “Giovanni” qualsiasi. Ciò perché San Giovanni è ricorrente nei riti che l'antropologia ricerca e analizza. Pietro Clemente mobilitò i suoi amici di nome Giovanni e alla fine raccolse gli scritti in un volumetto al quale ho contribuito con un racconto che lo stesso Pietro Clemente intitolò “Una storia quasi vera”. Quel racconto, dopo aver subito qualche modifica modesta, ora s’intitola “Giuanni” perché mi intrigava il gioco del nome che accomuna i diversi personaggi delle altre storie, che vivono esperienze differenti, in epoche lontane. Ma che in definitiva sono tutti protagonisti di esistenze simili e difficili che attraversano drammi, sofferenze, dolore nel chiuso d’impenetrabili solitudini. Sono riuscito nell'intento? Non spetta a me dare risposte. Convinto come sono che lo scrivere è, come il dipingere o il comporre musica, un mestiere difficile e affascinante al quale nessuno si dovrebbe sottrarre per avere l'opportunità di misurarsi con l'impresa impossibile. Per raccontare occorre anche una buona dose di tecnica. Non sempre indispensabile, ma sicuramente utile se si vuole dare, come ho cercato di fare con notevole presunzione, alla narrazione la stessa (o molto simile) struttura che caratterizza la composizione musicale, in particolare quella jazz: esposizione del tema, sviluppo del tema, improvvisazione e conclusione. E utilizzando un linguaggio semplice, “minimalista” (mediato dal giornalismo) per raggiungere il lettore in modo diretto. Senza cioè mediazioni, fatta eccezione per gli aforismi che precedono ogni racconto che hanno il solo scopo di suscitare emozioni e predisporre il lettore alla verifica dei propri sentimenti e di quelli dei protagonisti delle storie. Senza mai dimenticare chi sostiene che “chi veramente è riuscito a riempire una pagina bianca di cose belle, intelligenti e nuove, non troverà più nulla di difficile al mondo”. E, se si riesce, ha ragione da vendere. Giovanni Perrotti